L’importanza (futura) dei metadati

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Nella vita quotidiana di ognuno di noi capita più volte al giorno di sfilare lo smartphone dalle tasche per ricercare il titolo di una canzone, un indirizzo specifico di un cliente, di un negozio, ecc… o un ristorante dove mangiare con gli amici o con il proprio partner. Quanti di voi caricando una foto su Instagram inseriscono dei “tag” che vanno ad aggiungere informazioni alla foto stessa? Applicazioni come Google Maps, Tripadvisor e Shazam sono oggi nella nostra quotidianità  e tutte le volte che usiamo queste applicazioni andiamo a produrre e scambiare dati con un server.

I dati che i provider raccolgono vengono trattati e molto spesso rivenduti a società terze che elaborano i dati e li rivendono ad altre società che hanno così la possibilità di conoscere alla perfezione le usanze, i costumi e le abitudini dei possibili futuri clienti. Gli strumenti che quotidianamente usiamo (PC, tablet, smartphone, ecc…) producono una quantità enorme di dati che inconsciamente inviamo a società private che li raccolgono per capire a fondo le nostre preferenze e le nostre abitudini.

Ci troviamo di fronte a una rivoluzione senza precedenti nel mondo del marketing poiché una società può conoscere alla perfezione qual è lo stile di vita di una persona. Vi faccio un esempio pratico parlando di Google: se usi un account Gmail (o se hai un telefono Android) la società di Mountain View sa quali ricerche fai, quando le fai (orari), come le fai (PC o smartphone) e sa tantissime altre cose sulla tua vita. Tutte le volte che utilizzi un servizio di Google ti “spogli” senza consenso e racconti a BigG la tua vita, i tuoi orizzonti, ecc..

Per farti capire di cosa sto parlando ti invito a provare il servizio Maps di Google che attraverso la geolocalizzazione ti consente di sapere dove ti trovavi una determinata ora di un determinato giorno: https://goo.gl/8LZ65U

Le nuove tecnologie ci stanno migliorando la vita, ma ci stanno imprigionando dentro a delle grandi società chiamate Google, Facebook, Apple, ecc… che grazie alle nostra quotidianità possono ricevere, elaborare e rivendere informazioni molto importanti e talvolta delicate ad altre società di svariati settori.

La potenza delle idee

Sento parlare politici di sinistra, centro e destra  super esperti su tutti i temi sociali, dalle alluvioni alla crescita economica, dal welfare all’energia nucleare fino a toccare la libertà di abortire. In mezzo a questa confusione in cui solo gli esperti dovrebbero parlare c’è un Ministro della Repubblica di nome Maurizio Sacconi che si permette addirittura di “indirizzare” i giovani verso corsi di laurea.

Sacconi e Vespa sono due personaggi pubblici che hanno attaccato più di una volta in mio corso di laurea (Scienze della Comunicazione) dicendo che è inutile. Non mi va di ribattere a parole, preferisco farlo con i fatti portando qualche esempio che fa capire che la comunicazione non è una cosa ridicola, ma che anzi cambia la società. Il loro attacco è forse mosso dal fatto che coloro che studiano queste cose siano in grado di rifiutare un messaggio televisivo? Hanno forse paura che ci sia troppa gente pronta a ribellarsi di fronte a certi messaggi ribaltando la comunicazione con strumenti innovativi che nemmeno conoscono?

Va bene, mi fermo qua, non voglio perdere tempo a rispondere a questi due personaggi pubblici. Incomincio a parlarvi di Facebook, nato quasi per scherzo nel 2004 e oggi vale più di 16 miliardi di dollari, potrei continuarvi a parlare di Skype, Ebay, Amazon, Android, Apple e molte altre compagnie ma preferisco fermarmi. Quello che in molti non hanno capito è questo: non conta quello che studi, quello che conta sono le idee che porti avanti perché con Internet tutto è possibile, per chiunque.

Steve Jobs non era nemmeno laureato eppure con la sua grande visione e con la sua mania per l’estetica ha creato la maggior società mondiale che oggi vale più di 338 miliardi di dollari. Sacconi, cosa mi direbbe se gli parlassi di Steve Jobs? Secondo voi lo conosce? Sa cos’è un iPad? Sa cos’è un iPhone? Chi lo sa, non mi risponderà mai.

Wikinomics” e “La fabbrica delle idee” sono due libri molti importanti che fanno capire che il mondo è cambiato, non c’è più un economia di produzione in cui una persona per avviarsi deve obbligatoriamente accedere a un prestito presso una banca. Internet da degli strumenti straordinari, è quasi gratuito e mette le teste al centro dell’economia perché colui che ha l’idea migliore vince come nel caso di Apple, ma anche di Procter & Gamble, Boing, BMW e così via. Non serve essere ingegneri nucleari per creare prodotti, basta avvalersi di buoni collaboratori.

I nostri politici stanno ancora qui a parlare di ricerca, innovazione, ma sono completamente fuori dal mondo e non lo dico così per dire, anzi ti invito a guardare Innocentive. Cos’è? E’ un sito in cui le grandi multinazionali chiedono soluzioni alla comunità virtuale e colui che la offre ha una ricompensa economica che va dai 5000 ai 15000 dollari. Zero costo per il reparto interno della R&S, maggiore qualità perché si attinge a un bacino più ampio di cervelloni.

Penso di averti dato alcuni spunti, ora collegati ad Amazon e comprati quei due libri sopra citati, non te ne pentirai.

Digital divide, la nuova sfida

Questo termine inglese che significa “divario digitale” è ormai entrato nel linguaggio comune dell’intera popolazione ed è senz’ombra di dubbio una delle sfide che l’Italia deve vincere per rincorrere la crescita economica.

L’ambito di ricerca di questa grave problematica coinvolge svariate materie che passano dalla sociologia alla psicologia, dalla tecnologia all’economia e quindi non è un problema facile da arginare perché servirebbe un impegno comune da parte di governo, imprese, pubblica amministrazione e ovviamente cittadini.

Il digital divide si può raggruppare sotto tre gruppi: culturale, economico e infrastrutturale.

Il divario culturale è senz’ombra di dubbio l’elemento fondamentale che separa le persone dalla rete perché entrano in gioco peculiarità e comportamenti psicologici difficilmente spiegabili. Gli italiani ad esempio sono avversi alle nuove tecnologie e preferiscono un mezzo di comunicazione come la televisione perché è più facile da usare, perché ti prepara un informazione costruita e perché la sua comprensione è universale. Internet invece è letteralmente l’opposto, per usarlo occorre una preparazione tecnica all’utilizzo del computer, ti costringe a costruirti l’informazione per via della sua vastità e non è universalmente comprensibile perché bisogna prima di tutto saper leggere e scrivere per navigare sul web.Il divario culturale non è considerato, ma se si vuole ampliare l’utilizzo della rete è necessario investire sulle risorse umane partendo dall’aiuto generazionale tra giovani che devono insegnare l’utilizzo agli anziani.

Il divario economico teorizzato da molti sociologi della comunicazione ormai è passato perché i costi per l’accesso al web sono profondamente scesi e ormai sono accessibili ovunque. A partire dagli anni 2000 si è poi sviluppata una rete di accesso pubblico grazie all’impegno delle pubbliche amministrazioni che garantiscono un accesso gratuito ai residenti. La critica sociologica venne mossa a partire dagli anni 90 quando un computer costava parecchio, probabilmente con la diffusione tecnologica attuale questa critica non verrebbe mossa perché ad esempio con 100 € è possibile acquistare uno smartphone che permette l’accesso al web tramite connessione 3G o Wi Fi. Il divario economico si è notevolmente ridotto anche se persiste e negli ultimi anni per colpa della crisi economica si è ampliato.

Il divario infrastrutturale è ampio, enorme e forse troppo vasto perché racchiude l’infrastruttura di rete, la burocrazia e le tecnologie. La politica qua dovrebbe investire ingenti risorse per cercare di portare la banda larga in quei posti non ancora coperti dal segnale, oppure costruire reti “WiMax” che consentano agli abitanti di accedere alla banda larga con le onde radio come ad esempio avviene in Trentino Alto Adige. La burocrazia è il vero freno per la diffusione della rete perché se è vero che questo governo ha cambiato la famosa Legge Pisanu che impediva l’accesso alle reti wifi senza identificazione, non ha ancora predisposto i decreti attuativi che facciano chiarezza in materia e tuttora un bar non può offrire una connessione gratis tramite Wi Fi se non ha il permesso della Questura e di altri organi di sicurezza. In questo campo l’Italia ha tantissimi gap da colmare se la paragoniamo a paesi evoluti come gli USA dove il Wi Fi è anche nei bagni. Un po’ di gap è stato ridotto grazie agli sforzi di imprese che grazie alla tecnologia CDMA consente a molte persone di connettersi al web grazie alla rete telefonica mobile: Vodafone ad esempio ha un proprio programma per ridurre questo deficit e in alcuni luoghi la rete c’è solo grazie all’intervento dell’operatore britannico.

Le nuove tecnologie colmeranno il gap ed è facile pensarlo grazie all’adozione dello standard 4G appena messo all’asta che consentirà connessioni in mobilità fino a 100 Mbit/s o grazie a nuovi dispositivi user frindly che faciliteranno l’esperienza di navigazione (navigare su Ipad ad esempio è elementare). Il passo più importante però deve farlo la politica con stanziamenti di denaro, con semplificazione normativa e con programmi di educazione presso comuni in cui si insegni l’utilizzo del computer.

La sfida è davvero molto interessante e fondamentale per abbracciare la crescita che questo settore sta portando all’intera economia mondiale, peccato che l’attuale governo in carica abbia preferito stanziare 800 milioni di Euro alle televisioni piuttosto che alla rete telefonica.

Forse ai piani alti si sono persi qualcosa

 

La frase del titolo è dedicata ai 945 parlamentari, ai ministri e ai tecnici che collaborano con questo governo perché la manovra appena approvata è davvero disastrosa.

Voglio ricordare innanzi tutto ricordare che la manovra approvata è superiore ai 50 miliardi di Euro, è la manovra più grande della storia repubblicana ed è stata approvata in due tranche. Se la prima ha avuto come protagonista la cancellazione di ogni detrazione fiscale (a partire dal 2013 le famiglie non recupereranno spese mediche e universitarie), la seconda ha avuto come principale protagonista l’aumento dell’Iva dal 20 al 21%.

Sai benissimo cos’è l’Iva no? E’ la tassa che il consumatore finale paga sul bene o sul servizio che acquista ed è suddivisa in tre fasce: l’Iva al 4% è applicata ai beni di prima necessità come ad esempio i generi alimentari, l’Iva al 10% è applicata ad esempio sulla prima casa e l’Iva al 21% si applica sui 2/3 dei beni disponibili in commercio. Questo aumento fortemente voluto dagli industriali ha prodotto e sicuramente produrrà danni ai consumi dato che produrrà inflazione.

Quello che il governo non ha capito è questo: se decidi di applicare una super tassazione sui carburanti (ricordo che negli ultimi 3 mesi si è aggiunta una tassazione di 7 cent a litro su benzina e gasolio) riesci a mettere in cassa tanti soldi, ma produci effetti disastrosi sull’economia perché aumenta l’inflazione, aumentano i costi di trasporto merci e aumentano i costi dei trasporti pubblici. Non posso considerarmi un economista, però cerco di informarmi e di ragionare con la mia testa, quindi se dovessi fare cassa preferirei fare una seria lotta all’evasione piuttosto che aumentare le accise e l’Iva.

Sono talmente tanto infuriato che non voglio star qua a spiegare la legge finanziaria, preferisco che sia tu a costruirti un opinione sul governo in carica, su questo Stato e su questo mondo. Al lavoro mi confrontavo ogni giorno con un collega molto esperto di finanza e di economia che mi ha consigliato qualche sito web libero e davvero imparziale che riporta ogni giorno notizie economiche e notizie generali sulle finanze statali o la finanza mondiale.

I due siti che da qualche settimana leggo quotidianamente sono: Borsari.it e Youvideolive, per il primo servono molte conoscenze tecniche, per il secondo no perché è chiaro e molto interessante.

Tra questi giornalisti mi ha colpito Maurizio Mazziero, un giornalista molto preparato che spiega tantissime cose con un linguaggio a prova di idiota. Posso definirlo come il miglior “giornalista” economico che finora abbia sentito parlare, prova a guardare il suo curriculum vitae per guardare con chi hai a che fare. Uno dei video che ti consiglio di guardare è questo: competitività.

Mi stavo quasi dimenticando una cosa importante: forse non ti interessa se lo spread italiano supera i 300 punti percentuali sul Bund tedesco, ma ti consiglio di interessarti perché la finanza è anche la tua vita, infatti se crolla lo Stato puoi salutare i tuoi risparmi, i tuoi servizi (scuola, università, sanità, sicurezza)… quindi ti consiglio di informarti.

Continuano a chiamarla manovra

Ieri il Consiglio dei Ministri ha varato la manovra aggiuntiva di 45 miliardi di Euro per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 come richiesto più volte dalla BCE per voce di Mario Draghi e Trichet.

Il governo ha messo a bilancio 20 miliardi aggiuntivi per il 2012 e 25,5 miliardi per il 2013 che consentiranno il famoso pareggio di bilancio. Tante le novità messe a bilancio, in primis i tagli agli enti locali per 9 miliardi di Euro e 8,5 miliardi di tagli ai ministeri che avranno di sicuro un impatto devastante sulle politiche sociali di comuni e regioni come già visto nella precedente manovra fiscale (ticket sanitario e aumento di treni-autobus per il trasporto locale).

In manovra c’è poi una porcata assoluta che riguarda gli statali: rischio di taglio della tredicesima e pagamento del TFR spostato a due anni. Ho sempre sostenuto che per far crescere l’economia lo Stato dovrebbe impegnarsi a pagare i debiti in modo più veloce e non in due anni. Agli statali ricordo hanno già bloccato il salario senza adeguamento inflazionistico e senza adeguamento contrattuale così nei prossimi anni perderanno sicuramente il potere d’acquisto perché l’inflazione è al 2-3%.

In manovra ci sono poi le liberalizzazioni e le privatizzazioni: voglio aspettare per giudicare ciò che liberalizzeranno perché spero che vadano ad aprire tutti gli albi (notai, avvocati, geometri, architetti, ecc…) ma sono già sicuro che quella categoria lì non la toccheranno dato che è la base elettorale dell’attuale maggioranza. Privatizzazioni? Queste sono sempre state fatte male e non sono molto entusiasta, si finirà a dover ripagare i debiti di qualche industrialotto come nel caso di Telecom Italia o Alitalia.

Ci sono poi i tagli del 5 e 10 % sui redditi dei lavoratori dipendenti sopra i 90 e 150 mila Euro. Bene, questa è una bella cosa, peccato che sia meno del 1% della popolazione italiana. Demagogia pura sull’aumento Irpef per i lavoratori autonomi con reddito sopra 55 mila Euro. Qual’è quel cittadino che denuncia tutto in Italia? Su questo punto se tirano su 10 € hanno già fatto un ottimo lavoro.

Nessuna patrimoniale, era troppo per questo governo, non poteva distruggere completamente il suo elettorato, quindi niente tassazione sui risparmi. Per la lotta all’evasione invece cosa ha fatto? Inasprito le pene per la mancata emissione di scontrino o fattura e abbassamento ai 2500 € per i pagamenti in contante.

Queste sono alcune cose contenute nella manovra fiscale e come avrai potuto capire non sono molto entusiasta perché alla voce manovra mancano gli strumenti per la crescita economica. Sono tutti economisti tranne me, eppure non hanno ancora capito che senza crescita non c’è sviluppo e che il debito pubblico è abbattibile solo con nuove tasse? L’Italia negli ultimi 10 anni ha avuto una crescita media dello 0,25%, solo Haiti ha fatto peggio. Senza crescita non puoi creare occupazione e costringi le persone a lavorare per più anni con un conseguente disastro sui conti prevvidenziali.

La crescita passa per un patto generazionale tra giovani e anziani, cioè per un’uscita forzata dopo i 60 anni da parte dei lavoratori a favore dei nuovi arrivati. La crescita passa necessariamente dal recupero dell’evasione fiscale, è ora di smetterla e di impegnarsi seriamente affinché tutti paghino le tasse, solo così potrà esserci una reale diminuzione della tassazione.

Tornando al passato, a partire dal 2008 mi vengono in mente tante cose, come tornavano comodi i soldi adesso… eppure hanno regalato 5 miliardi per Alitalia, 6 miliardi all’Aquila con costi di 12.000 al metro quadro per delle case in legno, 1 miliardo alla città di Catania, 600 milioni per Roma Capitale, 2 miliardi per i rifiuti campani, 300 milioni per il G8 alla Maddalena e poi quello che più mi duole è il 5% sullo scudo fiscale, unico Paese al mondo ad aver applicato una tassazione così ridicola. Con il condono abbiamo incassato solo 5 miliardi, con una tassazione al 10-15% ora in cassa avremo 5-10 miliardi in più e questa manovra si sarebbe fatta da sola senza sacrifici.

Invece no, dobbiamo fare altri sacrifici, ma ho gusto per i miei connazionali perché hanno eletto Silvio Berlusconi e quell’uomo ci sta portando allo sfascio totale.

Essere disinformati

Se hai già letto il mio blog avrai capito che storia, politica, tecnologia ed economia sono le mie passioni e in questo momento difficile per la finanza mondiale penso che si faccia tanta disinformazione e si metta tanta paura ai risparmiatori.

La finanza dal mio punto di vista è fantasia e non è economia perché la prima si basa sulle quotazioni di non si sa cosa, la seconda si basa sulla produzione, sulla vendita, sul potere d’acquisto ed è determinante per la sopravvivenza di un popolo. Sento tutte le sere i telegiornali (guardo solo La7 o Sky Tg24) dire che è stata una giornata nera per le borse mondiali che hanno bruciato 150-200 miliardi di Euro. Ma come li hanno bruciati quei soldi lì? Sono mai esistiti? No, quei soldi lì sono campati per aria, rappresentano un valore che è dato da chi vende e chi compra.

In questo ultimo periodo le borse stanno precipitando grazie a delle persone senza scrupoli che spostano da un titolo all’altro ingenti somme di denaro. Per farti capire quello che sta succedendo posso farti l’esempio di una banca d’affari che ha X miliardi investiti su un titolo quotato a 100, se vende tutto il suo portafoglio questo titolo sprofonda e magari va a 70. La stessa banca d’affari dopo che il titolo è precipitato del 30% ricompra lo stesso titolo e questo torna a 100 così riesce a guadagnare il 30% senza rischi. Questa è la finanza attuale, globalizzata e non regolamentata, è come un gioco al massacro dove lobby e grandi investitori fanno quello che vogliono.

Un’altra cosa che mi fa infuriare sono le agenzie di rating come S&P che ha declassato gli USA da AAA a AA. Cosa vuol dire questa cosa? La tripla A è l’affidabilità che uno Stato sovrano ha verso i propri creditori, cioè la capacità dello Stato di ripagare il debito. Su quali criteri viene assegnato questo valore? Le agenzie di rating (S&P compresa) sono quelle che avevano assegnato una tripla A a Lehman Brothers che tutti penso conoscano. Il mio giudizio critico verso tali agenzie è mosso dal fatto che non danno giudizi obiettivi ma danno giudizi di parte a seconda di come si deve muovere la speculazione e a proposito degli USA la penso come il Presidente Obama perché gli Stati Uniti sono affidabili.

Ultima cosa, stamattina con mio padre guardavo Class CNBC su Sky, è un canale finanziario che riporta i dati di borsa, quotazioni, titoli di stato, ecc… e mi ha colpito il valore dell’oro che oggi è quotato 1760 dollari l’oncia. L’oro è il bene di rifugio per gli investitori perché nel lungo periodo ha una rendita altissima e difficilmente perde il valore. Bene, tutto questo sai cosa vuol dire? Un’oncia equivale a 28.49 grammi e quindi l’oro costa circa 43,5 Euro al grammo. Questo dato mi ha fatto riflettere così mi sono messo alla ricerca delle quotazioni storiche e ho trovato questa tabella che deve far riflettere:

Il valore dell’oro a partire dal 2001

 Se sai leggere la tabella capirai da solo che nel 2001 l’oro costava circa 300 dollari, ora ne costa quasi 1800. Se compravi oro nel 2001 oggi avevi moltiplicato il suo valore per 6 volte. Questo dato è semplicemente spaventoso.

Concludo dicendo questa cosa: a me non spaventa la finanza mondiale perché la considero pura fantasia e ti invito a non farti prendere dal panico ed informarti liberamente su internet. Non ascoltare quello che dicono i giornali o le televisioni, ragiona con la tua testa, informati!!!

Siamo alla frutta o abbiamo già digerito?

E’ quello che mi chiedo pensando alla situazione italiana, stiamo andando verso il declino o il declino è già cominciato da tempo? In questo periodo il mercato finanziario parla chiaro, gli speculatori puntano dritto verso Roma e oggi la borsa ha segnato un bel -3.96% con i titoli di Stato italiani che hanno 300 punti di differenza rispetto ai solidissimi bund tedeschi.

La situazione attuale è frutto della politica italiana incapace di decidere una strada su cui camminare perché questo Paese a partire dagli anni 80 ha aumentato notevolmente la spesa pubblica portando il debito pubblico al 130% del PIL. Il governo Prodi nel 2006-2008 aveva fatto benissimo riguardo ai conti pubblici, poi la crisi ha spazzato via tutto e siamo tornati al 120% del Pil con una crescita ridicola di poco superiore all’1% annuo.

Tremonti, il nostro Ministro dell’Economia è senz’ombra di dubbio un buon economista che sa quant’è pericoloso giocare con il debito pubblico per cui ha varato una manovra da 40 miliardi di Euro che “dovrebbe” rassicurare i mercati. Quel verbo tra virgolette è un condizionale perché non c’è un Euro in sviluppo e se non cresci non puoi assolutamente ridurre il debito a meno che non aumenti le tasse, ma come si sa l’effetto non è proprio piacevole perché calano i consumi.

A questa classe politica, ai nostri “amici” parlamentari e soprattutto a questo governo mi piacerebbe chiedere alcune cose:

  1. ma com’è possibile continuare a fare condoni e scudi fiscali? Siamo l’unica nazione che ha applicato un 5% di tassazione sui capitali riportati dall’estero, perché così poco? Abbiamo incassato quasi 5 miliardi di Euro, se la tassazione fosse stata del 20-30% avremo a disposizione altri 25 miliardi da spendere;
  2. la vendita di Alitalia agli amici che agli italiani è costata 4 miliardi di Euro è stata una bella mossa?
  3. le liberalizzazioni che aiuterebbero la crescita economica a che punto sono?
  4. una bella riforma del fisco che aiuti le famiglie e i giovani (ricordo che la disoccupazione femminile è al 29,6%) con defiscalizzazioni su imposte dirette?
In questo scenario cos’ha fatto il governo? La mossa più stupida che anche mia nipote capirebbe: aumentare le accise di 6 centesimi sulla benzina e sul gasolio. Cosa produce quest’aumento? In primis un maggior gettito per lo Stato, ma dall’altra parte è devastante perché l’inflazione schizzerà alle stelle facendo aumentare tutti i prodotti destinati al consumo in un Paese in cui 3,5 milioni di persone (gli statali) hanno l’adeguamento bloccato fino al 2013. In parole povere, se aumentato i carburanti aumentano anche i prezzi dei prodotti e di conseguenza cala il potere d’acquisto per i consumatori… semplice no?
Oggi mentre ero al bar a fare colazione mi sono fermato a parlare con un camionista genovese che veniva dal porto e tra una chiacchiera e l’altra ho fatto due conti in tasca a questo macinatore di Km. Se l’anno scorso il gasolio costava 1,13-1,15 € al litro quest’anno ne costa 1,40-1,44 (ricordate che poi scaricano l’IVA) e considerando che un camion fa 2-3 km/l, un viaggio di 300 km costa 35-40 € in più rispetto all’anno scorso. Secondo voi il camionista ci rimette o aumenterà il costo del trasporto? E se com’è semplice capire aumenta il costo del trasporto, chi è quel fesso che ci rimette? Io e te caro lettore.
Tornando sul concreto, questa crisi tutta europea che sta colpendo i paesi mediterranei è un chiaro segnale che la politica di Bruxelles è un fallimento totale. Com’è possibile continuare a immettere nell’Unione paesi come la Bulgaria, la Romania, i paesi baltici? Manca una politica economica comune e manca un sistema comune di ricerca, innovazione, sviluppo capace di competere con gli altri grandi paesi (Canada, Usa, Cina, India, Brasile e Russia).

Quanta perplessità

Giulio Tremonti, l'attuale Ministro dell'Economia

Non sono di certo un laureato in economia, eppure leggo tanti siti web economici e qualche volta “Il Sole 24 ore” che reputo un gran bel giornale nonostante sia troppo vicino a Confindustria che è l’editore.

In questi giorni oltre ai ministeri al nord si parla di fisco, di finanza e di conti pubblici con Tremonti molto impegnato a capire dove trovare i fondi per fare questa famosa manovra da 40 miliardi sul bilancio 2011-2013 per portare questo Paese al pareggio di bilancio come richiesto dalla UE.

Io ho stima di Tremonti che di economia penso ne capisca parecchio nonostante a volte faccia delle porcate come i condoni e gli scudi fiscali e nonostante non abbia una laurea in economia penso di poter dire la mia sulla riforma fiscale e l’aggiustamento dei conti pubblici. Dal mio punto di vista si devono assolutamente diminuire le tasse sull’Irpref e sull’Irpeg per rimettere qualche soldo nelle tasche degli italiani, non si deve assolutamente toccare il capitolo IVA, ma penso che si possa attingere da una tassazione seria sulle rendite finanziarie.

Non ho i dati degli altri paesi, ma penso che in nessun altro stato vengano tassate le rendite al 12.5% mentre l’Irpef è tassata a una media del 40%. Com’è possibile questa cosa? Permettiamo che chi ha i soldi da investire abbia uno sconto fiscale? Qua non serve una laurea per capire che si possono trovare risorse per la manovra, magari raddoppiando la tassazione e portandola al 25% che considero una tassa equa.

E poi Tremonti, e poi Italia, e poi italiani…l’evasione fiscale! Basta, non è possibile che in questo paese venga evasa una cifra vicina a 110 miliardi di €, uguali al 8% del PIL. Se lo Stato recupera questa cifra in modo serio l’economia avrebbe un botto spaventoso e lo Stato potrebbe rinvestire questa cifra in università, ricerca, scuola, lavoro, sanità, ecc…

Per togliere l’evasione fiscale però è necessario che vengano fatte leggi serie e molto rigide sulla corruzione che nel nostro Paese è davvero vergognosa, è una piaga da debellare con pene esemplari. Altra cosa che in pochi sanno e che dico a tutti quelli che conosco: uno Stato serio modificherebbe subito la legge che permette a un qualunque cittadino di fare una segnalazione anonima di evasione fiscale, invece la legge attuale prevede l’identificazione per aprire una pratica di evasione fiscale.

Questo governo parla di “Stato di polizia tributaria”, io invece ripartirei da qua, dall’incentivare i cittadini a denunciare chi evade le tasse con semplici segnalazioni alla Guardia di Finanza. Non ti fanno lo scontrino? Chiami il 117 e denunci in modo anonimo così sei sereno e sei spinto a farlo. A me è capitato di chiamare la Finanza in un bar, ho dovuto lasciare i documenti per essere identificato come se il criminale fossi io e non colui che non paga le tasse.

Prepariamoci a rimboccarci le maniche perché ci sarà da sudare nei prossimi mesi e soprattutto nei prossimi anni.

Destra o sinistra? RIFORME

M. Thatcher: una grande riformatrice britannica

Tutte le volte che penso ai politici di destra e di sinistra mi viene da ridere perché tutte e due le parti sono collegate a lobby spaventose e non fanno le riforme necessarie per risollevare il Paese. Ci sono tante riforme da fare e dal mio modestissimo punto di vista investirei tutto sul turismo perché è un settore in cui l’Italia ha davvero pochissimi avversari, eppure negli ultimi anni abbiamo perso circa 9 milioni di turisti l’anno e questo trend si interromperà solo nel 2011-2012.

Quello che però non sento mai dire da nessun politico è la riforma fiscale e mi continuo a chiedere perché nel 2011 abbiamo ancora un sistema fiscale così scadente e arretrato rispetto ai nostri alleati europei. Com’è possibile che in questa Nazione si mettano a bilancio nell’anno successivo le spese correnti? Mi spiego meglio: il governo finanzia l’istruzione con una certa quantità di soldi, ma questa spesa la mette a bilancio nell’anno successivo per pura convenienza nei confronti dell’Europa che sennò ci applicherebbe una procedura di infrazione del trattato di Maastricht.

La vera riforma fiscale da fare è quella che obbliga lo Stato a rispettare i pagamenti a 60 giorni e non a 270-360 giorni come accade adesso. Se io sono un imprenditore che costruisce un ponte per l’Anas vedrò quei soldi dopo 1 anno, ma intanto devo pagare gli operai e persino la banca che mi fa credito. Com’è possibile che non ci sia stato un governo che negli ultimi 30 anni abbia fatto una riforma simile? Certo che è difficile perché nell’immediato aumenta notevolmente il debito pubblico, ma nel medio termine si hanno risultati nettamente migliori degli attuali perché circola più denaro e quindi aumentano i consumi e gli investimenti.

Siamo un Paese davvero poco efficiente quando parliamo del sistema pubblico. Con l’ultima riforma di Tremonti (che reputo nonostante tutto un buon economista) i dipendenti statali hanno il salario bloccato fino al 2013 e se l’inflazione crescerà del 5% perderanno potere d’acquisto diventando di conseguenza più poveri.

Un’altra riforma da fare è quella di lasciare spazio e respiro a quelle imprese o privati in difficoltà nei confronti dello Stato che tramite le sue agenzie di riscossione Equitalia ammazza il sistema economico già in pesante difficoltà. Non è possibile che quando sei a credito nei confronti dello Stato devi aspettare degli anni e quando invece sei a debito lo Stato pretende subito il dovuto. Ci dev’essere parità di trattamento ma queste cose l’italiano medio non le sa o non ci vuol ragionare sopra, se ne frega.

Riforme, riforme e riforme ecco cosa serve a questo Paese, servono le riforme e per farle bisogna rimboccarsi le maniche e ingoiare un bel cucchiaio di coraggio perché stiamo andando verso il declino. Sul tavolo del Ministero dell’Economia è pronta una manovra di 40 miliardi di € che per farvi capire è più grande di quella che fece Tommaso Padoa Schioppa e di poco inferiore a quella che fece Ciampi nel 1992 per riportare la Lira italiana nello SME. Una manovra di 40 miliardi farà tremare le mura di molte case perché per realizzare un intervento così occorre ridurre la spesa corrente e aumentare le tasse.

Staremo a vedere nei prossimi mesi, ma di certo preparatevi al peggio perché ci saranno importanti cambiamenti e nuove “tassazioni” che ovviamente colpiranno i pensionati, i lavoratori dipendenti e i consumi dato che sono le uniche fonti da cui lo Stato è sicuro di prendere i soldi e qui concludo perché non voglio parlare di evasione fiscale, quella c’è e ci sarà sempre perché è racchiusa nel DNA italiota!

I numeri fanno la differenza

Spulciando dati su Eurostat, Istat e altre istituzioni statistiche europee e mondiali ho capito che in fin dei conti siamo un paese estremamente piccolo con un economia fragilissima basata esclusivamente sulle esportazioni.

I nostri cugini tedeschi hanno aziende impressionanti che competono a livello mondiale con settori dove sono leader da diversi anni (automobili, elettonica, farmaci e chimica), noi invece abbiamo solo Eni nelle prime 100 imprese a livello mondiale. Come mai? Le nostre imprese sono piccolissime e non riescono a competere con questi colossi che fatturano miliardi di Euro e che investono una media del 7% del fatturato in ricerca e sviluppo.

Per capire la dimensione italiana posso riportare l’esempio di Fiat rapportata a una qualsiasi azienda automobilistica tedesca dicendo che la differenza sostanziale sta negli investimenti e nella presenza dei mercati. Un gruppo come Volkswagen (3 produttori mondiale) è presente in tutti i settori e negli anni 80 capendo il mercato ha investito in Cina e oggi grazie al boom delle immatricolazioni ha un ritorno economico non indifferente. L’emblema tedesco è racchiuso in Audi, infatti mi sono chiesto come ha fatto a produrre un utile di 2,7 miliardi di Euro (ridistribuendo un premio di 1600 € a ogni dipendente) in un anno di crisi come il 2010. Sono semplicemente tedeschi, immensi.

Tutti conoscete Mediaworld, la più grande catena dell’elettronica del consumo a livello europeo, ma penso che nessuno di voi conosca i dati finanziari di questa grande azienda. In Italia ha un fatturato di più di 2 miliardi di € e nel 2010 grazie alla vendita dei decoder digitali ha prodotto un buon utile e forte delle sue strategie di marketing ha rafforzato ulteriormente la quota di mercato. Ho preso il caso Mediaworld per dirvi che a capo di questo impero c’è la METRO AG, impresa di distribuzione che fattura solo 70 miliardi di € l’anno. Imprese italiane di queste dimensioni? Non pervenute.

La crisi del sistema Italia è proprio qua, la mancanza di investimento da parte delle imprese, la scarsa visione globale della classe dirigente e un mondo universitario che sforna tantissime eccellenze che però non trovano lavoro e devo emigrare in paesi come Cina, USA, Canada o appunto la Germania. Ho un amico, ingegnere informatico, che ha fatto per diversi anni il ricercatore all’Università di Parma (800 € al mese) e lo scorso anno è stato chiamato da un’azienda tedesca che gli ha offerto 2500 € più l’affitto pagato per un anno.

Loro possono aumentare gli stipendi perché hanno aziende che producono utili e che sono innovative, la competività è il loro pane quotidiano, sono abituati a correre sempre e la loro storia è lì a dimostrare che nemmeno la divisione tra Est e Ovest ha compromesso la crescita economica. Negli anni precedenti all’Euro solo gli italiani riuscivano a competere con questo “mostro” ma lo facevano con trucchetti come il lavoro in nero, l’evasione fiscale e soprattutto la svalutazione della Lira.

Il nostro Paese è in crisi e non c’è crescita perché ha dei problemi alla base, non puoi crescere se non hai settori in cui sei leader indiscusso, non c’è crescita se non c’è occupazione e l’occupazione la puoi avere solo se hai imprese importanti. Non so voi ma per questo paese io la vedo male, molto male perché a parte qualche azienda come Brembo o Ferrero abbiamo imprese troppo piccole per competere con i paesi asiatici o con i nostri “avversari” tradizionali.